Si è tenuto il 5 dicembre presso la sede del Gruppo 24 ORE, l’importante evento dedicato a finanza e tecnologia.
Queste le principali evidenze emerse.
L’incrocio tra tecnologia e finanza ha trasformato i servizi finanziari in un mercato totalmente nuovo e sfidante, per tutti gli operatori coinvolti. Un mercato, quello dei pagamenti, che registra una crescita costante e «fisiologica», sempre più concentrata su smartphone e sulle forme di pagamento innovative. E proprio queste sono le forme di pagamento che potranno trainare il settore e portare gli utenti sempre più vicino ai pagamenti digitali. La lente si concentra poi sulle opportunità del digital lending, ma anche sul tema della regolamentazione, che dovrà essere meglio precisata e adattata a un mercato relativamente nuovo e che si evolve in modo molto rapido. I numeri dei digital payment e il boom dei pagamenti innovativi.
La fotografia del mercato dei pagamenti è quella dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano che registra nel 2018 un aumento del transato del 9% a 240 miliardi di euro. «È un mercato che registra una crescita media del 10% annuo – ha spiegato Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio – da un lato facciamo molta fatica a lasciare il contante, dall’altro possiamo dire che gli spazi di crescita sono ancora molto ampi». In termini di numero di transazioni nel 2018 la crescita è stata del 16% «il che significa che ci stiamo abituando ad usare la carta per importi sempre più bassi».
Rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia è però ancora al 23esimo posto per transazioni procapite (in media sono 65 all’anno). L’innovazione è il motore della crescita: il transato dei new digital payment nel 2018 ha registrato un boom del 56% a 80 mld di euro dopo il +68% dell’anno prima e se da un lato i pagamenti da smartphone (mobile remote payment) sono importanti «perché hanno insegnato ai clienti che si possono fidare del mobile per i pagamenti», dall’altro sono le transazioni in prossimità da mobile quelle che registrano la crescita più forte.
Serve evoluzione normativa e attenzione al cliente
«Il fintech è regolamentato , esistono modelli di compliance esattamente come il resto del settore finanziario. Il punto è che non ci sono norme specifiche, quindi servirà un’evoluzione dell’approccio normativo», ha detto Marta Ghiglioni, direttore generale ItaliaFintech, associazione che riunisce le più innovative aziende del fintech nazionali e internazionali operanti in Italia. Di cosa ha bisogno l’ecosistema fintech per crescere? L’aspetto tecnologico resta comunque cruciale e non fine a se stesso, ma volto a migliorare e rendere più efficienti l’esperienza e il servizio alla clientela, soprattutto per quanto riguarda i pagamenti digitali.
“E’ un’opportunità per offrire un servizio ulteriore, integrarlo in un’ottica di convergenza”, ha detto Ilaria Curti, head of digital & smart payment di Tim, ricordando che il gruppo delle Telco ha lanciato Tim Pay, una carta prepagata, sviluppata con Hype e che offre servizi avanzati di pagamento digitale. “L’Italia non è il mercato più evoluto sui pagamenti digitali, ma negli ultimi mesi si è vista un’accelerazione rispetto alla prima evoluzione, i tempi sono maturi per un salto in avanti sui pagamenti digitali”, ha detto Curti. Enrico Susta , co-director di Fabrick, ha messo in evidenza che «tra i primi modelli che emergono dalla collaborazione tra Fintech e banche tradizionali, portando maggior competitività, c’è certamente quello sui pagamenti. Qui si gioca la partita nel trasferimento di valore nel pagamento e il contestuale abbassamento dei costi».
Dal contante al digitale, il cambiamento deve essere culturale
La stretta sul cash a favore dei pagamenti digitali è una delle linee guida per la lotta all’evasione fiscale, ma non solo. L’Italia ha un gap da colmare rispetto al resto del mondo e per questo il cambiamento deve essere più ampio, come hanno messo in evidenza i partecipanti alla giornata di lavori, a partire da Andrea Cardamone, fondatore di Widiba. Tra gli altri, Eric Lassus, ceo e co-fondatore di Treezor ha sottolineato l’importanza del cambiamento «che deve essere innanzi tutto culturale» e ha annunciato l’arrivo della piattaforma francese di Banking-as-a-Service acquisita nel 2019 da Societe Generale in Italia, dove sarà «operativa a partire dal 2020, con giù due progetti in cantiere nel primo trimestre». Nel corso di una delle tavole rotonde, Luca Corti di Mastercard ha sottolineato che «la sfida del futuro si giocherà sui servizi a valore aggiunto», mentre Roberto Catanzaro di Nexi ha messo in evidenza l’importanza dell’integrazione dei sistemi, del lavoro che va fatto in filiera e ha annunciato che «a breve Nexi lancerà un nostro ecosistema per fintech, banche e società tecnologiche, che sono fondamentali nel mondo dell’open banking».
La base è registrare un bisogno e offrire un servizio
Il punto di partenza, spiegano gli esperti, è capire quali sono le esigenze del cliente, registrare la necessità di un servizio e organizzarsi e strutturarsi per poterlo offrire, facendo leva su tecnologia e digitalizzazione. Il tema interessa anche le banche tradizionali, che hanno l’esigenza di mettere in equilibrio la necessità delle imprese di ricevere finanziamento e quello degli istituti di erogarlo in modo efficiente ed efficace. «Per Banco Bpm i temi del digitale e dell’innovazione sono elementi centrali per favorire il business. A tal proposito la banca ha avviato un programma di Digital e Omnichannel Transformation (.DOT) per lo sviluppo di soluzioni digitali innovative», ha detto Luca Franchi, open banking e nuove linee di business di Banco Bpm.
Regtech per sbrogliare la matassa normativa
Alla luce della difficoltà delle imprese a districarsi tra regole complesse, sta conoscendo crescente successo il regtech (regulation e technology), ovvero l’innovazione tecnologica volta ad aiutare le imprese a essere in regola con le diverse normative e a comprendere meglio come le regolamentazioni possono essere usate per rendere più efficienti le attività. «I costi della compliance sono uno dei principali driver della crescita del regtech», ha detto Artem Danko, associate partner di Kpmg Advisory, sottolineando che «per questo ci si attende che le spese globali in regtech previste entro il 2022 saranno di 76 miliardi di dollari, in considerevole aumento rispetto ai 10,6 miliardi del 2017. Inoltre, a livello globale, il settore regtech sta andando incontro ad una fase di consolidamento».